
Diritto di tappo | Approfondimento
Condividere con i propri familiari e amici una bottiglia pregiata, magari della propria collezione privata, può essere un ottimo modo per festeggiare una ricorrenza speciale, durante una cena al ristorante. È possibile, quindi, chiedere di poter servire il proprio vino, senza scegliere una delle etichette inserite nella carta dei vini? Certo, è possibile fare ‘appello’ al cosiddetto diritto di tappo. Consuetudine introdotta, a partire dalla metà del secolo scorso, in diversi paesi anglosassoni, sta prendendo piede anche in Italia, seppur con qualche incomprensione.
Cos’è il diritto di tappo
Quello che si intende per diritto di tappo è la possibilità, per il cliente, di veder servito un vino di propria scelta, sia al ristorante che, ad esempio in occasione di eventi con catering. Una eventualità, quest’ultima, ancora più diffusa. Può infatti capitare che, al momento di organizzare feste private o eventi aziendali, il cliente chieda alla società che si occupa del servizio di ristorazione di non inserire, tra i rifornimenti, quelli legati al vino, perché intenzionato a provvedere in prima persona. Una scelta dettata da motivi economici – ad esempio ricorrendo a sponsor – oppure a scelte personali, preferendo che venga servito un vino di proprio gusto. Lo stesso può capitare anche al ristorante: il cliente può chiedere, appunto, di esercitare il diritto di tappo, e di far accompagnare le portate dal vino che ha portato con sé. Diffuso, come si diceva, soprattutto nei paesi anglosassoni, è sintetizzato anche dalla sigla BYOB, ossia bring your own bottle, porta la tua bottiglia. Una scelta che può apparire curiosa ma che si è rivelata l’opportunità di introdurre un nuovo servizio, ed ampliare così la clientela, in un mercato dove i ricarichi sugli alcolici sono molto elevati.
I costi del diritto di tappo
Un servizio, però, che si paga applicando quella in inglese viene definita la corkage fee, ossia la ‘tassa’ sul tappo. Servire il vino, mettere a disposizione i bicchieri – che andranno poi lavati – ed eventualmente anche il decanter ha un costo, sia per il ristoratore che per la società di catering. Gli importi applicati possono essere diversi, a seconda del livello del ristorante: c’è chi applica una quota fissa a tavolo e chi, invece, applica un costo per ogni invitato. Ad esempio, c’è chi chiede, per il servizio, un euro a persona. Se al ristorante sono presenti, ad esempio, 15 commensali, il costo del diritto di tappo sarà di 15 euro, inserito nel conto finale. Se sono 100 gli invitati alla cena aziendale con catering, il costo è di 100 euro. Non è una cosa molto diversa dal più diffuso, in Italia, ‘diritto di torta’. Anche in questo caso, chi vuole a fine pasto veder servito un dolce che ha acquistato in pasticceria, deve essere consapevole che dovrà pagare il servizio. Importo che serve appunto per coprire i costi sostenuti dal locale, per il lavoro dei camerieri che porteranno a tavola il dolce e la pulizia di piatti e stoviglie.
Le regole
Come funziona quindi, il diritto di tappo, e soprattutto è un diritto che il cliente può davvero esercitare? In questo caso, più che altro, è necessario affidarsi alle regole del buonsenso. Di sicuro si può chiedere di far servire una o più bottiglie di propria scelta, ma occorre sempre accordarsi preventivamente con i titolari del ristorante. Meglio, al momento della prenotazione, anticipare la propria richiesta e chiedere quale sia la corkage fee applicata nel locale. Non solo, andrà anche specificato quale vino si intende portare: ovviamente non dovrà figurare nella carta del ristorante e dovrà essere una bottiglia di particolare pregio o dal valore sentimentale. Ad esempio, nel caso in cui si stia celebrando una ricorrenza, potrebbe essere della stessa annata in cui è stato celebrato un matrimonio o magari in cui è nato il festeggiato o la festeggiata. Altro aspetto da tenere in considerazione è l’obbligo della tracciabilità degli alimenti in ristorazione: così come nel caso del diritto di torta il dolce che si intende servire dovrà essere di pasticceria, o comunque non casalingo (meglio se accompagnato da scontrino e, ancora meglio, da lista degli ingredienti e allergeni), alla stessa stregua il vino dovrà essere riconducibile a una cantina o un’azienda agricola. Il tutto per tutelare la sicurezza alimentare, normata da leggi sicuramente ben più stringenti del diritto di tappo.
Qualche consiglio
Onde evitare spiacevoli equivoci, quindi, meglio relazionarsi con chiarezza con il ristoratore prima di prenotare, spiegando quale vino accompagnerà il pasto, anche per concordare le corrette modalità di servizio, come temperatura, tipologia di bicchieri e tutti i dettagli fondamentali per consentire di degustare al meglio la bottiglia. Che dovrà essere – lo ricordiamo – effettivamente di pregio, non già inserita nella lista dei vini del locale. Piccole accortezze che dovranno essere garantite, d’altro canto, anche dall’esercente stesso: correttezza e professionalità nel mantenere gli accordi presi. Poter offrire un servizio in più, con cortesia e competenza, non può che far gioco nel fidelizzare e far crescere la clientela.
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