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Il Pinot Nero, il re dei vitigni

Il Pinot Noir, chiamato Pinot Nero in Italia, è un’uva complessa, dalla maturazione precoce e molto sensibile al terroir: in climi troppo caldi, matura in fretta e non sviluppa appieno gli aromi che le sue bucce possono sprigionare. Localizzazione perfetta, come ci racconta ancora Jancis Robinson nell’Atlante Mondiale dei Vini, è la Côte d’Or, in Borgogna: qui, se i cloni sono ben scelti e le tecniche di viticoltura e vinificazione ben applicate, può esprimere al meglio tutte le sfumature del terroir. Il grande carattere dei Borgogna rossi è oggetto di emulazione in tutto il mondo, con i migliori risultati ottenuti in Germania, Nuova Zelanda, Oregon e nelle zone pù fresche della California e dell’Australia, ma anche l’Italia vanta le sue chicche. Insieme a Chardonnay e Pinot Meunier è tra i tre vitigni ammessi alla produzione dello Champagne, così come dei due grandi metodo classico del Belpaese, Trentodoc e Franciacorta.
Il vitigno Pinot nero, vinificato in rosso, origina vini poco ricchi in colore, trasparenti, poco tannici e di spiccata acidità, caratterizzati da sfumature fruttate (ribes, mora, lampone, ciliegia, fragola) e floreali (rosa, violetta) da giovani, e note più fini e complesse con l’invecchiamento (cuoio, sottobosco, tabacco, spezie).
Dalla seconda varietà (quella vinificata in bianco, quindi senza contatto con le bucce) si ottiene un vino “neutro” che risulta però la miglior base per la produzione dello spumante, a cui dà insieme corpo, complessità e anche una notevole longevità. In Francia è alla base del successo del principe dei vini spumanti, lo Champagne.

Il Pinot Nero, dalla Borgogna all’Italia, passando per gli Usa

In Italia le zone di maggior elezione sono il Trentino-Alto Adige, l’Oltrepò Pavese, dove è stato introdotto sin dalla metà del 1800, grazie all’opera dei Conti Vistarino, i primi nel Belpaese a credere nelle potenzialità del vitigno francese, ma anche nei Colli Piacentini, in Franciacorta, in Friuli, in Veneto e, in misura minore, in Toscana. Storicamente, però, è in Alto Adige che la varietà è annotata per la prima volta, nel 1838. La prima descrizione analitica di vini Pinot nero avviene da Edmund Mach (fondatore dell’Istituto Agrario San Michele all’Adige) nell’anno 1894.
Nonostante il suo carattere difficile, il pinot nero è diffuso a livello internazionale, specialmente negli Stati Uniti (Oregon e California), dove alcuni produttori sono arrivati a spostare la cantina anche di molti chilometri, pur di cimentarsi con questo vitigno capriccioso in un territorio adatto alla sua coltivazione.
Tra tutti i vitigni a bacca rossa del mondo è considerato il più nobile ed elegante (l’unico confronto possibile è probabilmente quello con il Nebbiolo), e allo stesso tempo è il più difficile da interpretare, quello che pone l’enologo e il semplice consumatore di fronte alla degustazione forse più complessa.

Caratteristiche ampelografiche del Pinot Nero

La prima, caratterizzata da grappoli piccoli e compatti e da acini piccoli, è adatta a essere vinificata in nero e produce un vino rosso estremamente delicato, che varia considerevolmente di annata in annata persino nelle posizioni ad esso più adatte. La sua vinificazione è complessa e rappresenta forse la sfida maggiore per un enologo, che in genere riesce a ottenere in media una buona annata su cinque.

Gli abbinamenti con il Pinot Nero

Il Pinot Nero si abbina alla perfezione ad elaborati piatti a base di carne, come ad esempio l’anatra arrosto, cacciagione oppure trova il compagno ideale in un tradizionale formaggio stagionato. A dir poco soddisfacente anche l’abbinamento di un calice di Pinot Nero a primi piatti al ragù, taglieri di salumi, pollo arrosto o in padella. Da tener presente che le annate giovani di Pinot nero vinificate in acciaio, sono perfette anche per accompagnare piatti di pesce, e le sue declinazioni come spumante sono perfette, come si suol dire, a tutto pasto, dall’antipasto al secondo.

I vini pinot nero della nostra cantina

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