Il vino biodinamico. Cos’è? | Approfondimento
Nuova moda o garanzia di autenticità? Il vino biodinamico divide il mondo degli appassionati, tra chi vede nell’agricoltura biodinamica applicata alla viticoltura una maggiore attenzione per il terroir e la sostenibilità, e chi invece pensa che a fare la differenza, per quanto riguarda la qualità del vino, siano sempre la materia prima e la competenza delle aziende vitivinicole che lo producono.
Vino naturale, biologico e biodinamico
Il mercato al quale possono attingere i cultori del vino green è variegato, con alcune importanti differenze da tenere a mente. Spesso, infatti, si tende a considerare vini naturali, biologici e biodinamici come sinonimi, o tutt’al più parenti stretti. In realtà vedono tra di loro differenze non da poco. I vini naturali vengono prodotti rispettando al massimo le uve utilizzate, senza aggiungere o togliere nulla durante la produzione. I vini biologici invece vedono l’utilizzo di uve coltivate in vigneti certificati biologici, con un utilizzo limitato di elementi chimici. La loro produzione, per essere riconosciuta come biologica, deve rispettare un disciplinare europeo. Per quanto riguarda i vini biodinamici, le indicazioni sono ancora più stringenti e seguono i principi dell’agricoltura biodinamica. A differenza del biologico, la produzione di vino biodinamico non è ancora regolamentata da una apposita legislazione, ma può essere certificata dall’ente privato Demeter.
Viticoltura biodinamica
La viticoltura e l’agricoltura biodinamica discendono dai principi del filosofo austriaco Rudolf Steiner nel 1924. In agricoltura questo approccio di carattere più filosofico, olistico, che prettamente scientifico, si traduce con il favorire al massimo l’interazione tra l’ambiente e le coltivazioni presenti, come dice la stessa definizione biodinamica, che nasce dal greco: bios, ossia vita, e dynamis, forza. No, quindi, all’utilizzo di pesticidi o di fertilizzanti chimici. Sì invece al rispetto della natura, con preparati naturali come decotti e minerali per generare e rivitalizzare il suolo. Tra le pratiche utilizzate figura il ricorso al cornoletame, ossia corna di mucche che abbiano partorito almeno una volta, riempiti di letame e interrati durante la stagione fredda, per almeno sei mesi, in modo da poter arricchire in maniera assolutamente naturale il terreno da coltivare. Allo stesso tempo, grande attenzione viene riservata al calendario lunare, in base al quale pianificare il lavoro in vigna; una meticolosità che viene garantita anche durante la vinificazione. La Carta di Qualità dell’associazione “La Renaissance d’Appellation”, nata in Francia nel 2008, indica alcuni dei principi da seguire, vietando il ricorso a additivi aromatici, di enzimi e batteri, di zuccheri, ed escludendo anche l’impiego di altri procedimenti, come l’acidificazione e la chiarificazione.
La biodinamica nel bicchiere
In biodinamica, il calendario gioca il suo ruolo anche nella fase della degustazione e non solo nella produzione del vino. Secondo i principi messi a punto da un’allieva di Steiner, Maria Thun, prima di stappare una bottiglia e gustarne il contenuto, è meglio dare un’occhiata al calendario. I momenti migliori per concedersi un bicchiere sono quelli corrispondenti ai segni zodiacali di fuoco (Ariete, Leone e Sagittario) e d’aria (Gemelli, Bilancia e Acquario), corrispondenti ai periodi in agricoltura legati ai frutti e ai fiori. Insomma, natura, ambiente, sostenibilità, antroposofia: tutti aspetti molto affascinanti, ma sono sufficienti a sancire una qualità uguale o maggiore dei vini biodinamici rispetto ad altri? All’assaggio, ciò che viene apprezzato è il sapore deciso e il colore intenso dei vini biodinamici, aspetti questi in grado di far leva anche sull’aspetto emotivo di chi li degusta. Oggi più che mai gli appassionati non si fanno influenzare solo dal giudizio del palato, ma cercano vini che rispecchino la storia e l’identità del territorio in cui nascono, al tempo stesso maggiormente rispettosi dell’ambiente e della sostenibilità al di là di logiche meramente economiche. Se i vini biodinamici, proprio in virtù dell’approccio olistico che caratterizza ogni aspetto della produzione, dalla semina alla vinificazione, soddisfano questa esigenza, lo stesso si può dire anche di tutte le cantine che, pur non avendo abbracciato questa filosofia, fanno della valorizzazione del terroir la cifra della propria attività.
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