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Le nuove etichette dei vini | Approfondimento

Dopo 13 anni di attesa, due proroghe e qualche polemica, dal primo luglio 2024 entreranno in vigore le nuove regole dell’Ue sulle etichette. Grazie a un QR Code saranno a portata di cellulare ingredienti, valori nutrizionali e allergeni del vino che ci apprestiamo a consumare. Arriva così al capitolo finale una storia partita da lontano e che ha visto un percorso non poco accidentato, soprattutto per le obiezioni mosse dalle aziende produttrici per i maggiori costi che queste nuove etichette comporteranno. Un investimento nell’ottica della maggiore trasparenza e chiarezza nei confronti dei consumatori che non potrà non essere ripagato, soprattutto se sancisce quella maggiore genuinità e naturalità del prodotto sempre più apprezzati dagli amanti del vino.

La storia

È dal 2011 che, con il regolamento 1169/2011 della Commissione Europea, si decide rendere il più possibile omogenee le norme sull’etichettatura degli alimenti, introducendo anche il vino e altre bevande alcoliche. Per gli alcolici non era infatti prevista l’indicazione degli ingredienti ma solo degli allergeni. Il regolamento prevedeva una tempistica di tre anni affinché anche per gli alcolici venissero indicati ingredienti e qualità nutrizionali. Una scadenza che, come si è visto, non è stata rispettata.  A mettere un nuovo punto fermo è stato il più stringente Regolamento della Commissione Europea n. 2021/2117, la cui entrata in vigore è stata ugualmente ritardata da due proroghe. La prima scadenza, attesa per dicembre 2023, è stata rinviata al 8 marzo 2024 e poi, nuovamente, al 30 giugno 2024. Dal primo luglio – salvo ulteriori colpi di scena – faranno così il loro debutto le nuove etichette, con la possibilità per i produttori di smaltire quelle ancora in giacenza.

Nuove etichette e QR Code

Ma cosa dovrà essere riportato sulle nuove etichette e soprattutto con quale modalità? Non è di certo facile riuscire a riportare tante informazioni, come quelle previste dalla nuova normativa, in uno spazio così limitato come quello messo a disposizione da una bottiglia. Un aiuto, in questo senso, arriva dalle nuove tecnologie. La stessa Unione Europea ha previsto l’utilizzo di supporti tecnologici per adempiere alle sue disposizioni. Ma procediamo con ordine. Quali informazioni dovranno essere fornite dai produttori? Come previsto dal Regolamento UE 2021/2117, nelle etichette di vini e prodotti vitivinicoli aromatizzati commercializzati nell’Unione Europea sarà obbligatorio inserire: la dichiarazione nutrizionale ai sensi dell’articolo 9, paragrafo 1, lettera l), del regolamento (UE) n. 1169/2011; l’elenco degli ingredienti ai sensi dell’articolo 9, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1169/2011. Per dichiarazione nutrizionale si intendono le informazioni relative alle calorie delle bevande alcoliche, così come grassi, carboidrati, zuccheri, e ancora proteine e sale. Di fatto, gli alcolici vengono equiparati, in termini di informazioni, a tutti gli altri alimenti commercializzati nell’UE. Particolare attenzione dovrà essere prestata anche a sostanze che provocano allergie o intolleranze, così come la presenza di additivi e solfiti. Difficile far stare tutte queste comunicazioni su un’etichetta, rese più accessibili grazie a un QR Code da inquadrare con lo smartphone. Informazioni che devono solo tutelare i clienti: le etichette digitali non serviranno ad attività di profilazione (raccolta dati ecc…) né a iniziative di carattere commerciale e marketing. Riassumendo, le informazioni relative a valore energetico e sostanze allergizzanti saranno sempre fornite in chiaro, le altre saranno contenute nel QR Code.

Le ragioni di un ritardo

Sono stati necessari 13 anni per adempiere alle indicazioni dell’Unione Europea. Una rigidità dettata dai maggiori costi, che inevitabilmente devono essere messi in conto, per aziende come quelle del settore vitivinicolo sempre in grande competizione? Non solo. Le difficoltà sono state anche di natura pratica e arrivano proprio dall’indicare, semplicemente, gli ingredienti che, a dispetto di quello che si può pensare, possono subire variazioni a seconda della disponibilità della materia prima, l’uva, che deve fare i conti con annate più o meno buone, soprattutto negli ultimi tempi dettati da grande instabilità climatica. Non è un caso se i rinvii siano stati accolti più che con sollievo, rispetto a nuovi balzelli burocratici imposti dall’Unione Europea a cui adempiere, con vera e propria soddisfazione.

La trasparenza paga

Atteggiamento forse comprensibile, quello dei produttori e delle associazioni di categoria, che non possono però non fare i conti con una mutata sensibilità da parte dei consumatori, che pretendono sempre maggiore chiarezza. C’è più consapevolezza rispetto a quello che si porta in tavola, quindi: perché quello che versiamo nel bicchiere dovrebbe fare la differenza? Lo si è visto chiaramente con i vini biodinamici e i vini eroici: si cerca la genuinità, l’autenticità. Perché non fare fronte a questa esigenza con più trasparenza, più informazione? Non solo, può essere l’occasione, per i nostri vini, di distinguersi rispetto ai prodotti di mercati stranieri, valorizzando le nostre specificità produttive. Insomma, non tutti i cambiamenti sono da osteggiare.

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