Bostrichide della vite, Nottua e Tignoletta: esempi di lotta sostenibile
Tutta l’agricoltura moderna si basa, fondamentalmente, su un’alterazione consapevole dell’ecosistema naturale a fini produttivi e sul contrastare, spesso attraverso trattamenti fitosanitari, tutto quello che può compromettere la produzione. Si calcola che senza difesa fitosanitaria ci sarebbero perdite nella resa potenziale stimabili tra il 30 e il 40%. Ma esistono sistemi più ecosostenibili?
Nel 2009 la CE emette la Direttiva 128 sull’uso sostenibile dei fitofarmaci: per la prima volta la Comunità Europea si interessa non solo dei residui dei fitofarmaci o delle autorizzazioni al commercio dei diversi prodotti ma anche dell’impatto sull’ambiente o sull’uomo, sia operatore che persona, che per qualunque motivo entra in contatto con i principi attivi utilizzati in agricoltura. La Direttiva 128 è stata recepita in Italia con il Decreto legislativo n.150/2012 e successivamente con il PAN, Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci, recepito dalle diverse Regioni italiane con il PAR, Piano d’Azione Regionale.
Sostenibilità e lotta integrata
Quando si parla di agricoltura sostenibile e uso sostenibile dei fitofarmaci si intende quell’agricoltura che, pur mantenendo alto il livello produttivo, cerca di non alterare l’ambiente naturale e preserva le risorse non rinnovabili (acqua, suolo e aria). Questa tutela passa anche attraverso quella che è nota come “lotta a basso impatto ambientale” che prevede o una difesa di tipo biologico dai parassiti e dalle principali malattie delle colture, o una difesa con lotta integrata. L’impiego di tali e metodologie di lotta è diventata ormai una realtà/necessità in molte aziende e comparti agricoli, primo fra tutti il vitivinicolo. La lotta integrata per la difesa contro un patogeno prevede strategie preventive quali la scelta di varietà resistenti, l’utilizzo di organismi utili, tecniche di coltivazione, monitoraggio degli organismi nocivi, definizione di una soglia economica di danno; in caso di necessità la successiva scelta, quale difesa attiva, può essere la lotta preferibilmente biologica e, solo come ultima opzione, chimica. Per un’agricoltura moderna non esiste una sola soluzione ma un insieme di strategie che il viticoltore può usare per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Esempi molto semplici in viticoltura di lotta sostenibile agli insetti riguardano il controllo del Bostrichide, con mezzi agronomici, il controllo delle Nottue, con la valutazione della soglia economica di danno e mezzi fisici, e il controllo della Tignoletta della vite, con il metodo, tra gli altri, della confusione sessuale.
Il Bostrico della vite
Il Bostrico della vite, insetto appartenente all’ordine dei Coleotteri Bostrichidi genere Snoxylon sp. sexdentatum Oliv. e sp. perforans Schrank, è xilofago (attacca il legno) e ha come ospite la vite ma anche l’olivo e molte altre specie arboree. Compie una sola generazione all’anno e completa il suo ciclo biologico nel legno dei tralci della vite scavando gallerie sia nello stadio larvale che nello stadio di adulto. Sverna come adulto nel legno; nella seconda metà di aprile gli adulti fuoriescono e le femmine si portano sui residui della potatura sui quali depongono le uova. Trascorsi 7-17 giorni di incubazione, nascono le larve (fine maggio-giugno). Appena nate anche le larve iniziano a scavare gallerie e, raggiunta la maturità, si impupano e si trasformano in adulti che sfarfallano dalla metà di luglio a quella di agosto. Da agosto a settembre gli adulti scavano gallerie nella zona midollare dei tralci in via di lignificazione e verso i primi giorni di ottobre formano cunicoli entro i quali poi sverneranno. Gravissimi sono i danni provocati dai coleotteri per la produzione dell’annata successiva: i tralci colpiti, infatti, si spezzano facilmente durante le operazioni di piegatura di fine inverno. Ne consegue che l’attacco è particolarmente dannoso per tutte le forme d’allevamento a tralcio rinnovabile, come il guyot.
Come si contrasta in modo sostenibile i Coleotteri Bostrichidi della vite?
La prima azione da fare, una volta constatata la presenza dei fori di ingresso durante la piegatura dei tralci, è di asportare il legno di potatura dalla vigna, evitando il mantenimento in loco o la sua trinciatura. Successivamente si formeranno alcune piccole fascine esca da appendere al filo del vigneto per attrarre le femmine che le useranno per ovideporre. Le fascine andranno lasciate da aprile a metà giugno quando verranno bruciate prima dello sfarfallamento degli adulti. Il controllo è dunque agronomico e totalmente sostenibile dal punto di vista ambientale: infatti non prevede l’impiego di prodotti fitosanitari.
La Nottua
Un altro controllo perfettamente sostenibile è quello delle Nottue della vite. Le Nottue, insetti che appartengono all’Ordine dei Lepidotteri Nottuidi, genere Noctua sp. fimbriata Schreber, e sp. pronuba. N. fimbriata, compiono generalmente due generazioni all’anno con volo degli adulti a maggio e in autunno per la generazione svernante, e non sono specifiche solo della vite. Il danno è causato dalle larve, polifaghe, che passano l’inverno nel terreno e che in primavera, alla ripresa vegetativa, fuoriescono in superficie e salgono sulle viti per nutrirsi di gemme e foglioline. L’insetto di giorno non è mai visibile; l’attività trofica è infatti notturna e le Nottue, spesso, attaccano piante vicine a boschi o incolti, di vigneti quasi sempre collinari. Il danno creato dalle Nottue riguarda la distruzione delle gemme o dei teneri germogli delle piante colpite e se la varietà di vite coinvolta non ha fertilità basale, o se comunque anche le gemme secondarie sono colpite, si può avere un riflesso importante sulla produzione della vite attaccata. Generalmente, però, il fenomeno è puntiforme e non incide particolarmente sulla resa finale.
Come si interviene per contrastare la Nottua della vite?
Fondamentale è la valutazione del danno: si consiglia di monitorare attentamente la presenza delle Nottue nei vigneti e, se dal monitoraggio si deduce che le piante interessate aumentano progressivamente, si può intervenire, privilegiando la raccolta manuale notturna delle larve con l’ausilio di una torcia elettrica. La presenza di Nottua è strettamente legata all’andamento climatico: primavere asciutte, caratterizzate da temperature fredde che impediscono al germogliamento di procedere velocemente, favoriscono l’attività delle larve. Sono state effettuate anche prove per il controllo con l’utilizzo di spollonatrici con risultati molto interessanti. Il trattamento chimico non viene solitamente consigliato.
La Tignoletta della vite
Un altro insetto che si può controllare molto bene con la lotta integrata è la Tignoletta della vite, Lepidottero Tortricide del genere Lobesia sp. botrana, insetto che negli ultimi anni è diventato sempre più dannoso soprattutto per le uve di varietà a vendemmia tardiva (barbera e croatina). La Lobesia è un lepidottero polifago che compie tre o quattro generazioni all’anno e sverna come crisalide sotto la corteccia della vite. Gli adulti compaiono alla fine di aprile, effettuano il primo volo e la femmina fecondata depone le uova sugli abbozzi fiorali. Le uova si schiudono velocemente e le larve, dette della generazione antofaga, attaccano le infiorescenze che vengono avvolte da ammassi di seta in cui la larva si impupa, per dare origine alla generazione successiva. Gli adulti della generazione successiva compaiono dopo circa una settimana, fanno il secondo volo e la femmina depone le uova sugli acini appena formatisi. Le larve della seconda generazione, detta carpofaga, si nutrono degli acini in fase di ingrossamento. È una generazione che può causare un danno importante. Gli adulti che si sviluppano da queste larve fanno un terzo volo e le femmine ovidepongono sugli acini in maturazione: è la terza generazione carpofaga che può causare il danno maggiore sia qualitativo, perché i fori di ingresso delle larve permettono l’ingresso di botrite o marciumi, che quantitativo con perdita in peso del grappolo conseguente allo svuotamento degli acini e quindi perdite anche importanti di produzione.
Come si controlla la Tignoletta?
Negli ultimi anni in molti territori viticoli interessati da Lobesia si è instaurato un metodo di lotta a basso impatto ambientale detto “confusione sessuale”. Si effettua mediante la distribuzione in vigneto, prima del volo della generazione svernante, di diffusori a spaghetti o a buffer in numero adeguato. I diffusori, cedendo all’ambiente feromone sintetico simile al feromone della femmina del lepidottero, creano una nuvola che disorienta il maschio di Lobesia che non è quindi più in grado di fecondare la femmina.
La confusione prevede sempre anche un monitoraggio accurato sia della presenza dell’insetto, attraverso l’utilizzo di trappole a feromone che catturano i maschi durante il volo (curve di volo), che dell’eventuale presenza dell’insetto in vigna con la “lettura” delle infiorescenze colpite e degli acini colpiti. A volte la confusione sessuale, nei casi peggiori di superamento delle soglie di danno, può essere abbinata ad un controllo biologico o chimico con Bacillus thuringensis o larvicidi specifici per le larve di lepidottero. Il livello di efficacia della confusione sessuale è tanto maggiore quanto più grande è la superficie del territorio vitato “confusa”.
La difesa integrata illustrata per i tre fitofagi si basa su tecniche a basso impatto ambientale che hanno un’efficacia di lunga durata e spesso portano ad uno stato di equilibrio tra la coltivazione e l’ambiente stesso, determinando così una riduzione negli anni di ulteriori interventi necessari per il controllo dei parassiti.
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