La Potatura e Legatura delle viti | Approfondimento
La potatura della vite, lunga o corta che sia, determina sempre le stesse funzioni: garantire un durevole equilibrio vegetativo-produttivo dell’impianto e favorire gli obiettivi di qualità delle uve.
Il Periodo di Potatura
Marzo è il mese del risveglio vegetativo della vite, tradizionalmente per questo periodo i vigneti devono essere “potati” e “legati”, pronti per la nuova stagione che partirà a fine mese a ridosso del germogliamento, con il fenomeno del “pianto”, ovvero l’emissione di liquido a livello dei tagli di potatura dovuta principalmente alla riattivazione dell’attività radicale della vite.
Ogni anno, a partire da novembre e per tutto il mese di febbraio e inizio marzo, durante quello che si chiama “periodo di riposo vegetativo”, la vite viene potata secondo una potatura di produzione: un insieme di tagli sul legno della vite che hanno lo scopo di far mantenere alla pianta la forma d’allevamento e, soprattutto, di creare le condizioni per avere uve di buona qualità e viti giustamente vigorose. La potatura deve equilibrare l’attività vegetativa e la produzione di ogni pianta.
Come si fa la Potatura della vite
La vite selvatica è una liana: pianta rampicante che si “aggrappa” alle piante vicine per arrivare alla luce e al sole. Il portamento rampicante, evidente nelle viti inselvatichite, veniva sfruttato anticamente per l’allevamento delle viti “maritate” in cui la vite aveva come tutore una pianta viva (un fusto), solitamente un acero, un olmo o un pioppo.
L’uomo, per migliorare e aumentare la produzione di uva della vite, e per renderne agevole la coltivazione, ha costretto la vite, attraverso una potatura di allevamento, in “forme d’allevamento” (Guyot, Cordone Speronato, Casarsa, Alberello….). Più o meno utilizzate nei diversi territori viticoli italiani a seconda delle caratteristiche delle diverse varietà coltivate e dei terreni.
In Val Tidone la vite è tradizionalmente allevata nella forma guyot o ad archetto, forma d’allevamento che richiede molte ore all’anno di manodopera specializzata per la potatura e la legatura.
Le Tecniche di Potatura
Negli anni sono comparse diverse tecniche di potatura. Tutte hanno in comune l’epoca, dalla completa caduta delle foglie (novembre) al “pianto” (fine marzo); la scelta della carica di gemme/ceppo da lasciare sul capo a frutto, strettamente legata al vigore della vite e alla qualità delle uve che si vogliono produrre; le modalità del taglio, il quale non deve mai essere a filo delle gemme, deve permettere la presenza di un legno di rispetto tra gemma e taglio e non deve, abitualmente, interessare il legno vecchio per cercare di controllare anche il fenomeno “del mal dell’esca”.
Sono da evitare in ogni caso potature troppo povere e potature troppo ricche che inducono squilibri vegeto-produttivi nella vite che si riflettono sulla maggiore suscettibilità a diverse patologie e sulla durata del vigneto.
La potatura è l’operazione fondamentale per ottenere uve di buona qualità nella successiva vendemmia, dovrebbe essere eseguita solo da operatori specializzati, soprattutto in impianti recenti.
Dopo la Potatura c’è la Legatura delle viti
Nei vigneti a guyot il tralcio produttivo, o capo a frutto, deve essere legato orizzontalmente al filo di banchina: è la “legatura” o “spianatura” che deve essere terminata prima dell’inizio del germogliamento per non danneggiare le gemme della vite. La legatura ha lo scopo di rendere uniforme lo sviluppo vegetativo dei germogli e rendere equilibrata la produzione dell’uva.
Oggi questa pratica avviene con legatrici a batteria elettrica che rilasciano un filo di ferro avvolto da carta. Sicuramente un sistema più veloce, ma che lascia sul terreno materiali estranei.
Potatura, Legatura e Sostenibilità
Tradizionalmente la legatura del tralcio veniva eseguita con i rami del salice. Le piante di salice erano e sono presenti nei vigneti, a dimostrazione che tutto ciò non è nato per caso. Diversi viticoltori in Val Tidone (anche alcuni nostri Soci-Conferitori) legano con questo antico sistema, rispettoso dell’ambiente. I fasci di salice, localmente chiamato “gabba”, vengono raccolti in inverno, divisi per diametro, puliti e poi messi a bagno per migliorarne l’elasticità.
In tema di Sostenibilità, questo è un buon punto di partenza per non dimenticare le pratiche quotidiane e soprattutto per mantenere vivo nelle nuove generazioni il ricordo delle antiche tradizioni che rendono unico questo “Terroir”: la Val Tidone.
Approfondimento a cura del nostro agronomo Dott. Agr. Sara Monaco.
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