Sistemi previsionali in viticoltura e DSS | Approfondimento
La vite è una delle coltivazioni più antiche e affascinanti presenti sulla Terra: vari reperti ne fanno risalire la presenza in Italia al Pliocene dell’era terziaria (sette milioni di anni fa) mentre i primi resti fossili di vinaccioli fanno datare l’utilizzo del frutto della vite al Paleolitico, circa due milioni di anni fa. Popoli di epoche passate ormai scomparsi, tra cui gli antichi abitanti della Georgia, gli egizi, gli ebrei, i fenici, i sumeri, i greci, i latini hanno addomesticato e coltivato la Vitis vinifera per la produzione di vino. La sua origine viene, da alcuni studiosi ampelografi, individuata nel bacino del Mediterraneo mentre altri la localizzano nella zona tra Turchia, Iran e Caucaso.
Ad oggi sono circa 7,5 milioni di ettari (dato Federvini) le superfici dedicate alla vite nel mondo: il dato comprende sia la superficie per uva da vino che quella per uva da tavola e per uva passa. Tra le Nazioni con maggiori superfici ricordiamo la Spagna, con 960.758 ettari (2018), poi la Francia, la Cina e l’Italia con 652.000 ettari di superficie per vite da vino in produzione e prima al mondo per numero di vitigni coltivati: ben 545. Crescita costante in superficie per la Nuova Zelanda, che dai 18.000 ettari del 2004 è arrivata ai 38.000 del 2018, e per la Russia.
Strategie e interventi di difesa del ‘900.
La coltivazione della vite richiede diversi interventi di difesa dai due funghi chiave Oidio (Uncinula necator) e Peronospora (Plasmopara viticola), e altri interventi per il controllo di alcuni insetti, tra cui una cicalina, Scaphoideus titanus, vettore del giallume della Flavescenza dorata e Lobesia botrana o Tignoletta della vite, lepidottero dannoso sia nell’uva da tavola che nell’uva da vino. La stagione di difesa è impostata, da sempre, sul controllo dei due funghi che possono causare perdite anche importanti di produzione.
Le strategie di difesa prevedevano, fino agli anni ‘50 dello scorso secolo, interventi “a calendario”, a partire da maggio e fino a luglio, con verderame per il contenimento della peronospora e trattamenti con zolfo in polvere nei tre momenti chiave del germogliamento, della fine della fioritura e dell’invaiatura. Dagli anni ’70-’80 compaiono le prime molecole di sintesi caratterizzate da attività sistemica e maggior resistenza al dilavamento rispetto al rame o allo zolfo. Cambia dunque la tempistica della lotta ai due funghi ma non cambia, sostanzialmente, l’elevato impatto ambientale della difesa causato da trattamenti a volte non strettamente necessari.
L’avvento del biologico, dell’agricoltura integrata e le nuove strategie.
Per cercare di diminuire l’impatto ambientale della coltura negli ultimi anni molte aziende vitivinicole si sono certificate biologiche: in questo caso la difesa viene effettuata utilizzando rame e zolfo ma anche organismi antagonisti, prodotti alternativi come il bicarbonato, l’olio d’arancio e altre sostanze ancora caratterizzate da un minor impatto per l’ambiente e per la salute dell’uomo. Attualmente però poco più del 5% del vigneto mondiale è certificato biologico e Spagna, Italia e Francia detengono da sole il 71% del totale delle superfici coltivate a uva biologica, compresa quella da tavola.
Dalla fine degli anni ’90 nell’ambito dell’agricoltura integrata, tipo di difesa che limita i trattamenti eseguendoli solo in corrispondenza di reale pericolo di infezione, si sviluppa il “sistema di previsione ed avvertimento” delle avversità delle colture. Lo scopo è quello di permettere alle aziende agricole di migliorare il posizionamento dei trattamenti ed è fondamentale ancora oggi per supportare l’agricoltore nelle decisioni di lotta ai parassiti delle coltivazioni anche in considerazione del Green Deal europeo, il programma per la transizione ecologica voluto dalla Commissione europea per rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. La strategia per arrivare a questo risultato è la Farm to Fork (Dalla fattoria alla tavola). Lo scopo della direttiva Farm to Fork è quello di avere un sistema alimentare rispettoso dell’ambiente che preservi la biodiversità e contribuisca a frenare il cambiamento climatico, innanzitutto riducendo del 50% l’uso di pesticidi chimici e pericolosi entro il 2030 e promuovendo l’immissione sul mercato di biopesticidi e l’adozione di metodi alternativi per la protezione delle colture. Negli ultimi anni sono state già revocate e tolte dal commercio molte molecole di difesa caratterizzate da profilo eco-tossicologico per uomo e ambiente non adeguato alle attuali necessità, si sono sviluppate maggiori conoscenze dei cicli epidemiologici dei funghi che attaccano la vite e, soprattutto, si sono sempre più sviluppati i sistemi di previsione ed avvertimento.
Il contributo della tecnologia digitale in viticoltura.
La digitalizzazione indotta dall’agricoltura 4.0, che ha interessato sia strumenti hardware che software, ha portato allo sviluppo e alla diffusione dei Sistemi di Supporto Decisionali (DSS). I DSS si basano sull’elaborazione, secondo modelli matematici, dei dati raccolti nel vigneto, anche tramite satelliti, e/o dei dati agrometeo e/o delle previsioni del tempo, che possono riguardare la difesa ma anche l’irrigazione o la raccolta. I DSS per la difesa usano i modelli previsionali, impostati a partire dagli anni ’90, che trasformano in formule matematiche i rapporti tra la coltura, i patogeni e l’ambiente circostante e sono in grado di fornire indicazioni circa la possibile comparsa ed evoluzione di una data malattia o l’andamento dello sviluppo di un determinato fitofago. I modelli previsionali si inseriscono come elemento di decisione, spesso determinante, nella gestione integrata della difesa. I DSS sono tanto più affidabili quanto più il modello matematico utilizzato è stato testato e validato da Enti di Ricerca, Consorzi di Difesa e Università sul territorio e quanto più i dati meteo sono accurati e realmente forniti da stazioni presenti nel vigneto.
I DSS non possono sostituire l’esperienza del viticoltore ma possono supportarlo nelle decisioni e per tale motivo possono essere strumenti preziosi per l’attuale viticoltura.